La valutazione del valore di un progetto di ricerca

Attraversando le attività di Astra con il nostro racconto collettivo, abbiamo già parlato del terzo work package (WP), quello che riguarda l’impatto e il trasferimento tecnologico del progetto. A differenza dei primi due WP, questo ambito del progetto riguarda le conseguenze socio-economiche della ricerca scientifica. 
 

Il WP3 è composto da tre task: il terzo (WP3C) si chiama Ensuring the ethical use of new technologies, letteralmente “Garantire l’uso etico delle nuove tecnologie”. Può contare su una dotazione propria di circa 200mila euro e ne è responsabile Adriana Carolina Pinate (nella foto), ricercatrice in Economie applicate al Gran Sasso Science Institute (GSSI).
 

Alla base di questo ambito di ricerca c’è un principio semplice ma fondamentale: il valore di un progetto non si misura solo con le pubblicazioni scientifiche o le tecnologie sviluppate. Ma ci sono altri quesiti, di più di difficile risposta, che accompagnano molti investimenti pubblici: che impatto hanno davvero sulla società? Sono sostenibili, utili, giusti o tutte queste cose insieme?
 

“Il WP3C si occupa di misurare l’impatto economico e sociale delle attività di Astra - afferma Adriana Carolina Pinate - abbiamo l’obiettivo ambizioso di applicare un’analisi costi-benefici (CBA, cost-benefit analysis) a un’infrastruttura di ricerca scientifica di dimensioni contenute rispetto alle opere pubbliche a grande scala, quelle a cui oggi è quasi esclusivamente riservata questo tipo di analisi”.
 

La “tradizionale” analisi costi-benefici, infatti, è una pratica quasi del tutto riservata a infrastrutture come autostrade, metropolitane o, nell’ambito della ricerca scientifica, progetti di rilevanza economica come il CERN. Nel caso di Astra, invece, l’analisi si concentra su un progetto di durata contenuta, con risorse limitate e una natura fortemente sperimentale, legata alla produzione di conoscenza scientifica e all’adozione di tecnologie innovative. 
 

È qui che sta uno degli elementi di novità: “Stiamo cercando di costruire un modello di valutazione che sia applicabile anche a progetti piccoli o medi, spesso esclusi dai grandi strumenti di analisi. In questo senso, il nostro lavoro è anche un caso studio per la comunità scientifica e per il settore pubblico che finanzia questo tipo di ricerche”, spiega la ricercatrice del GSSI.
 

Un’altra caratteristica del percorso costruito dal team di Astra si lega alla valutazione del progetto anche mentre è in corso, e non solo al termine. Questo approccio “in itinere” consente di cogliere in tempo reale gli effetti e le trasformazioni che il progetto genera, anche quelli meno visibili. È un metodo complesso, che richiede il tracciamento di input, output e risultati intermedi: dai costi del personale ai benefici in termini di pubblicazioni, dalle collaborazioni attivate agli effetti sulla formazione dei ricercatori e delle ricercatrici.
 

La sfida è misurare il valore della conoscenza, la possibilità di generare ricchezza immateriale attraverso Astra e ovviamente l’ispirazione per la ricerca e l’innovazione scientifica. In questo senso il team utilizza strumenti come lo “shadow price” (letteralmente “prezzo ombra”), un concetto economico utilizzato spesso nell’analisi costi-benefici dei progetti. Lo “shadow price” è la valutazione di un bene o di una risorse - in questo caso della ricerca di Astra - che non ha un prezzo di mercato diretto. In altre parole si costruiscono stime indirette del valore sociale di beni che non hanno un prezzo di mercato.
 

Infine, lo scopo dell’analisi che compie il WP3C all’interno del progetto sottintende anche un approccio innovativo che vuole aprire un dibattito all’interno delle comunità di ricerca: come si finanziano i progetti e chi ne beneficia davvero? Rendere conto di ciò che si fa, insomma, anche per dimostrare il senso di un investimento pubblico.

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