Prende forma lo Structural Model di Crystal Eye
Prima che un nuovo strumento scientifico possa affacciarsi allo spazio deve superare una lunga serie di prove. Non si tratta solo di verificare che funzioni bene: deve anche resistere al lancio, che notoriamente è un “momento traumatico” della “vita” di un oggetto destinato allo spazio.
È qui che entra in scena lo Structural Model di Crystal Eye, un “gemello silenzioso” del rivelatore, costruito per affrontare i test necessari e propedeutici alle attività di lancio successive.
Questa sorta di “stress test”, infatti, servirà a capire come reagirà il futuro strumento alle vibrazioni del lancio e ai possibili punti deboli della struttura.
Il team del WP1 di Astra (Advanced technologies for Space industry) ha realizzato gli assiemi - ossia l’unione di parti - del modello strutturale di Crystal Eye.
“Data la natura dei test da effettuare - afferma la ricercatrice del GSSI Felicia Barbato - per il manufacturing dei presenti componenti, non si è tenuto conto di tutti i canoni e requisiti solitamente adottati per la produzione di componenti di qualifica e/o volo. I materiali utilizzati sono di natura equivalente rispetto a quelli poi impiegati sulle successive versioni dei detector”.
Lo structural model quindi non è altro che una copia non funzionante ma completamente uguale al vero Crystal Eye, come è possibile vedere dalla foto di seguito, che mostra la struttura interna.

Nella foto di seguito, invece, riconosciamo le due parti principali: la struttura portante che conterrà i cristalli che riveleranno un giorno i raggi gamma e il box elettronica, la centrale operativa che interpreta i segnali ricevuti dal detector e comunica col satellite per inviare i dati a noi.

C’è dunque la struttura portante del detector, realizzata totalmente in alluminio e composta da sotto-parti principali rappresentate dalle sezioni di semisfera interna e semisfera esterna.
La struttura portante è composta da due semisfere, una interna e una esterna. Al suo interno trovano posto i cristalli e l’elettronica che, nella versione funzionante, dovranno registrare particelle e fenomeni legati alla radiazione. Nel modello strutturale tutto ciò viene simulato, ma la struttura portante è ovviamente uguale a quella di volo.
C’è poi il “Box Elettronica”, anch’esso composto in alluminio, e che ospiterà le schede e i sistemi che elaboreranno i dati.

Una volta completato, sul modello verranno posizionati numerosi sensori accelerometrici. Durante il test di vibrazione, questi registrano come lo strumento si muove e reagisce agli urti e ai movimenti. Questi dati reali verranno poi confrontati con le simulazioni realizzate al computer.
Si tratta insomma di passaggi di prova fondamentali a garantire l’affidabilità e la fiducia nei confronti del Crystal Eye vero e proprio, che rappresenta uno dei pilastri di Astra.